Il progetto nasce dall’esigenza di affrontare le conseguenze psicologiche e non che il virus ha creato e generato nella popolazione. L’obiettivo principale del progetto è quello di ridurre paure, ansie e psicosi che il Covid ha generato. Inoltre l’aumento dei ricoveri in psichiatria infantile e in psichiatria denotano un bisogno di ascolto e di professionisti che possano essere sul territorio per prevenire il disagio psico fisico. Attraverso convegni, sportelli di ascolto, azioni per persone anziane si cercherà di sostenere ed aiutare una parte importante della città. Per i giovani saranno anche predisposti dei laboratori negli Istituti Scolastici per sensibilizzare studenti, famiglie e insegnanti al benessere psico-fisico. I dati purtroppo dimostrano come a seguito della diffusione del Covid-19 vi sia stato un aumento dei suicidi tra gli adolescenti ed è quindi assolutamente necessario intervenire.
Il periodo di pandemia ha reso sempre più chiara l’importanza di prendersi cura delle persone over 65, che insieme ai giovani sono state le più colpite. Da un lato questa situazione ha ridotto gli incontri sociali e dall’altro ha aumentato la sensazione di fragilità della persona anziana. Agire su questa fascia della popolazione, quindi, vuol dire promuovere uno stile di invecchiamento attivo che permetta alla popolazione di aumentare e potenziare la propria autonomia personale riducendo il rischio di invecchiamenti precoce ed indebolimento delle funzioni cognitive. Una società che permette ad una persona over 65 di sentirsi agente attivo nella propria società riduce il rischio di istituzionalizzazione. Per tanto si prospetta un percorso di potenziamento di gruppo che abbia lo scopo di aumentare l’autoefficacia percepita, le funzioni cognitive e mostri alle persone come innescare un percorso d’invecchiamento attivo. Attraverso questi gruppi in maniera indiretta si incrementerà la possibilità d’interazione sociale andando a ridurre i rischi derivanti dall’isolamento sociale. Questi gruppi avranno anche lo scopo di permettere alle persone di diventare “agenti attivi” della propria società.
Il processo di analisi dei bisogni ha avuto origine in maniera informale attraverso lo scambio di esperienze di vita concreta che le associazioni coinvolte hanno toccato con mano e che ha portato poi ad una raccolta sistematica dei casi e ad una ricerca bibliografica sull’argomento. Di fatti, prevedendo nella fase di divulgazione l’incontro con persone che stanno vivendo in maniera traumatica questo periodo sia a causa della paura che dell’isolamento, si è prodotta una ricerca bibliografica che è possibile sintetizzare nell’articolo riportato sulla rivista scientifica The Lancet. All’interno è stato pubblicato uno studio sull’impatto psicologico del Coronavirus. Da questo studio si evincono alcuni effetti principali della diffusione del coronavirus:
– in particolare il periodo di quarantena produce dopo il decimo giorno d’isolamento totale reazioni di stress, nervosismo, ansia maggiore.
– la paura di essere infettati o di poter infettare gli altri senza saperlo. In uno stato di allarme così importante una persona può rivolgersi non solo a fonti affidabili ma anche a fake news che aiutano lo svilupparsi di paure infondate e di conseguenze l’attuazione di comportamenti compulsivi ed ossessivi.
– L’incapacità di mantenere il nostro stile di vita e la nostra libertà di movimento (sia fisica che mentale) ha fatto precipitare molte persone verso un baratro di emozioni complesse e problematiche. In certi casi questo può aver scatenato o slatentizzato dei veri e propri sintomi di tipo depressivo.
– Tra le conseguenze psicologiche più importanti di questo periodo c’è anche la perdita di fiducia nei confronti delle fonti ufficiali di informazione. Per molte persone, nel momento massimo di crisi, la mente si è disconnessa e ha perso fiducia. Anche aiutata dal fatto che il COVID-19 è un virus del tutto sconosciuto.